Cronache del 41mo millennio


La Campagna dell’Ammasso del Ciclope, vista dall’ingegnere capo dell’ammiraglia Narsil, Eladrin Nisien
“Non c’è tempo di piangere i morti”
Primo scontro con il Caos
Era peggio di quanto avessi immaginato ascoltando le comunicazioni tra la base e le navi in battaglia. Il ponte di prua della Narsil, normalmente somigliante al muso di un cacciatore d’acqua, ora appariva orribilmente deturpato. Tutta la nave, mentre entrava lentamente nell’hangar principale della nostra base. Sembrava un animale in agonia, tanta era la lentezza dei suoi movimenti, da indurre a pensare che si sarebbe fermata da un momento all’altro, per sempre.  La mia parte biomeccanica aveva percepito il dolore della Narsil, devastata dalla violenza delle batterie della navi caotiche.  Ma avevo sperato… fino al momento in cui era apparsa ai miei occhi con tutte le sue ferite.  Avevo questo dono, o questa maledizione, di entrare in simbiosi con tute le navi della nostra flotta, soprattutto con la Narsil, di cui ero ingegnere capo. Un regalo di una lancia d’assalto dei marines durante la Campagna del Solleone. Avevano sfondato le paratie e mi avevano lasciato mezzo morto, senza un braccio, una gamba e una parte del cervello. I nostri chirurghi avevano fatto un miracolo salvandomi, spronati dal comandante Blade Runner, e poco tempo dopo avevo scoperto questa nuova capacità: non mi limitavo a interagire con le macchine, empatizzavo con loro. Ero in grado di “sentire” i loro cuori meccanici palpitare nello sforzo di raggiungere la massima velocità, o gonfiarsi d’orgoglio mentre scagliavano le pulsar contro i vascelli nemici. E, naturalmente, potevo sentire i loro fluidi scorrere via insieme alla vita quando venivano colpite.Così avevo sentito morire Gutwhine, Morgemil e Aeglos, i tre incrociatori che accompagnavano la Narsil in quella sciagurata missione. Non erano previsti scontri, sicché il comandante mi aveva lasciato a terra perché continuassi  a lavorare su un nuovo modello di vele solari basculanti.  Ma all’improvviso sugli schermi delle nostre quattro navi erano comparse le forme minacciose del Caos, la nostra bestia nera. La principale dote delle navi Eldar è la mobilità che affidiamo di solito ai cacciatorpedinieri e alle fregate. Girando con rapidità attorno al nemico, lo confondono dando modo alle nostre Eclipse di lanciare i bombardieri. Ma uno scontro di quel tipo, senza scorte, contro le potenti batterie del Caos, era un suicidio. Il nostro comandante si faceva chiamare Blade Runner, in onore, diceva, di un qualche evento spettacolare accaduto chissà quante ere prima.  Che io sapessi, nessuno conosceva il suo vero nome. Era uno tosto, giunto al comando della flotta corsara Eldar piuttosto giovane rispetto alla media. Si favoleggiava di come avesse cominciato pilotando i bombardieri d’assalto per poi finire ufficiale di rotta sulla Narsil, che aveva designato come ammiraglia una volta ottenuto il comando in capo. Il suo coraggio era leggendario: ancora comandante di bombardiere, aveva guidato una formazione di otto velivoli in mezzo a una flotta imperiale, seminando panico, morte e distruzione.  Egli stesso, realizzato di non poter tornare più indietro a causa del carburante, si era gettato dentro la stiva di un vascello nemico che poi era stato catturato. Lo vidi mentre scendeva da uno degli shuttle della sua nave. Dopo quel pesantissimo tributo di sangue, appariva stanco, tirato. Del sangue gli ricopriva il lato sinistro della faccia e zoppicava vistosamente. Andai velocemente verso la sua direzione. Eravamo compagni d’arme, ma anche amici da molto tempo. Mi fece ceno di fermarmi, mentre saliva lentamente la scaletta del piccolo podio da cui era uso darci le ultime istruzioni prima delle missioni.  Tutti gli eldar , maschi e femmine, presenti nell’hangar si voltarono verso di lui, in attesa. Ci osservò per qualche istante prima di cominciare a parlare. “Oggi -iniziò- abbiamo subito una pesantissima sconfitta. Peggio, abbiamo perso tantissimi compagni valorosi”. Tre navi distrutte di quella portata significavano perlomeno duemila morti. Rabbrividii al pensiero. “Siamo stati sorpresi in campo aperto, con il sole contro, abbiamo tentato un attacco disperato ma contro le artiglierie del Caos non funziona, purtroppo”. Non era di mezze parole, andava sempre dritto al punto senza risparmiarsi il rischio di attirare malumori o risentimenti.  “Questo è un monito, ma anche un incitamento. L’accanimento con cui i Caotici ci sono stati addosso conferma il nostro valore e quello della nostra missione primaria, diffondere un messaggio di libertà in tutti i sistemi conosciuti. Per cui oggi non abbiamo il tempo per piangere i nostri morti”.  


Ancora un grosso scontro tra incrociatori Eldar e quelli imperiali dell’ammiraglio Purificator, stavolta
“Allora?” Il comandante Blade Runner mi osservava con trepidazione, mentre a occhi chiusi, collegato al cuore della Narsil, mi mettevo in contato con la nave. “E’ morta, capitano, mi dispiace”. La Narsil era la “sua” nave e mai e poi ami avrebbe accettato di vederla distrutta. Eppure così era. Davanti a me, collegato al mio braccio biomeccanico, c’era il Quisarract, il dispositivo che registrava tutti gli eventi di bordo e che, in caso di distruzione si auto espelleva. Un minireattore gli consentiva poi di viaggiare nello spazio per tornare alla base, con una rotta reimpostata. Ovviamente c’erano dei rischi in questo, ma il suo camuffamento e la lentezza con cui procedeva, oltre ai sistemi di elusione e invisibilità, finora avevano dato buoni risultati.  Il capitano avrebbe preferito morire insieme ad essa ma, ferito ancora una volta. Era stato trascinato dai suoi uomini su una bolla di salvataggio. Poi alla base mi aveva chiesto di esaminare ugualmente il Quisarract, quasi sperasse in un messaggio diverso da quello che aveva colto con i propri occhi nello spazio. Respirò a fondo. “E’ la seconda volta che ci troviamo in campo aperto con altri incrociatori più potenti dei nostri, non siamo ancora riusciti a sfruttare l’agilità dei nostri cacciatorpedinieri e delle nostre fregate”.  Stavolta avevo assistito in prima persona alla tragica distruzione delle nostre quattro navi. L’unica consolazione stava nel fatto che eravamo riusciti ad abbattere un loro incrociatore, ma lo avevamo pagato carissimo: almeno altri 2500 compagni morti, persi nelle buie e gelide profondità dello spazio. La mia strana combinazione organica e meccanica mi consentiva di  sopravvivere in condizioni estreme: quando la Narsil aveva cominciato a subire i primi colpi avevo tentato inutilmente di sganciarla dal tiro degli incrociatori avversari. Blade Runner, resosi conto dell’imminente distruzione della sua creatura, ne aveva decretato il sacrificio estremo, gettandola proprio in mezzo alla squadra imperiale per distruggere l’unica preda possibile, una nave già ferita dal fuoco delle nostre compagne ormai morte… e ora mi chiedeva se la Narsil desse qualche segno di vita. Era quasi grottesco! Ma ancora più singolare era il fatto che ero riuscito a “sentire” l’urlo d’agonia dell’incrociatore avversario. Nel mezzo della mischia non ne ero stato consapevole, ma ora, alla base, con una dose in più di calma, avevo messo a fuoco questo fatto.  Era tutto così chiaro nella mia mente: la Narsil, agonizzante ma ancora in grado di combattere, avanza tra quattro navi nemiche. Percepisco la sua paura, potrebbe tornare indietro, cercare di salvarsi, ma per quanto? Meglio affrontare una morte onorevole. Ed eccola, con al sua splendida livrea viola macchiata dai fluidi che fuoriescono dalle sue falle, ancora tenace e orgogliosa, che avanza ancora verso il suo obiettivo. E’ a tiro, si apre le bocchette e i siluri si avventano su di esso e non gli lasciano alcuno scampo. Ora può anche morire e infatti l’ultima salva di artiglieria imperiale la colpisce su un fianco…Questo dono di “sentire” le macchine come fossero esseri viventi a volte è una maledizione…Il capitano mi guarda, sa bene quanto io soffra quando entro in contato con l’agonia delle nostre navi. No gli ho rivelato che ho sentito anche quella avversaria e che ho provato compassione. Meglio non lo sappia, forse non capirebbe. Comunque oggi non ha intenzione di fare grandi discorsi al nostro popolo, questo messaggio di libertà che sostiene con tanta veemenza ci è già costato migliaia di vittime. Non sono poche le voci che contestano questa crociata, molti vorrebbero tornare a fare i comuni pirati, con tanto di assalto alle navi civili, razzie e stupri. La prima volta che ci parlò della “nostra missione” fu un mese dopo il suo insediamento. Ci convocò, tutti gli ufficiali superiori e ci fece questo discorso, che se non avessimo liberato i sistemi dalla tirannia dell’impero non avremmo mai potuto muoverci da Eldar liberi. “Le razzie, i rapimenti, gli stupri sono per i codardi –ci disse- per i nostri fratellastri oscuri, che il Grande Sole Eldar li maledica!” Se ora venivamo bracciati in quel modo era a causa loro, aggiunse. Feroci anche immotivatamente, dove passavano lasciavano una scia di morti spesso torturati in modi ripugnanti.  Gli Eldar oscuri erano la feccia dell’Universo e se ne vantavano. E ora, secondo le ultime notizie giunte dalle estreme propaggini dell’Ammasso del Ciclope, sembrava incombere un’altra minaccia: i Necron, una razza di cui si sa poco o niente. Vale la pena di riportare quanto registrato dagli esploratori imperiali e diffuso pubblicamente.
“La civiltà dei Necrontyr si estinse decine di milioni di anni fa. Attualmente rimane poco di ciò che doveva esser stato una volta un impero tecnologicamente avanzato che abbracciava la galassia. Ogni struttura di superficie che doveva essere esistita una volta è da lungo tempo scomparsa dai mondi dei Necrontyr. La loro esistenza è stata erosa dal tempo. Essi e le loro operesi sono sbriciolati in polvere con il passare degli eoni. Sepolte nelle profondità delle sabbie sono parzialmente sopravvissute solamente le inesplicabili tombe-templi dei Necrontyr. Nessun complesso intatto è stato mai rinvenuto. Quelli che sono stati esplorati e di cui esistono dati, sono tutti in rovina e vuoti. Quale potesse esser stato il loro scopo o contenuto, o se sono stati saccheggiati e svuotati da altri nell'antichità, è impossibile da dire. La migliore analisi indica che i Necrontyr svanirono dalla galassia più di sessanta milioni di anni fa, quando la Terra era poco più di una giungla preistorica e l'evoluzione dell'Umanità sarebbe avvenuta milioni di anni dopo… Improvvisamente ed inaspettatamente, un incontro casuale ha portato i Necrontyr all'attenzione dei potenti. Predoni con rune necrontyr ed indecifrabili iscrizioni dallo stile dei Necrontyr sono stati osservati con una veloce scansione visuale. Si tratta una momentanea registrazione di un attacco, malgrado tutto è un anello in una catena di eventi che si estendono in tutta la galassia. E' un collegamento ad altre razzie, in altri siti di distruzione dove i i predoni non lasciano alcuna traccia e dove le registrazioni su un intero pianeta vengono cancellate… Ci sono poi fantasiosi rapporti di battaglie spaziali tra Necron ed Eldar, Orki e perfino flotte spaziali del Caos. Tutte le prove indicano i Necron come esseri antichi oltre la memoria di qualsiasi cosa vivente e la loro tecnologia, sebbene particolare, è superiore a tutte le altre razze, Eldar inclusi. In ogni incontro fino ad ora i Necron sono stati sconfitti solamente grazie alla superiorità numerica della flotta nemica, ed ogni volta che i rapporti di forza erano alla pari i Necron hanno sempre prevalso”. 
Illustrazione di un assalto in massa Necron


 

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